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D’improvviso si arrestò e si raccolse su sè stesso guardando con occhi di fuoco l’arabo. Spiccò un salto innanzi, ma le forze per una causa sconosciuta, gli vennero meno e ricadde tre passi lontano.

Un grido di sorpresa sfuggì da tutti i petti. La cosa era così strana che tutti credettero che quella improvvisa mancanza di forza dovesse attribuirsi ad un miracolo di Allàh.

— Miracolo! miracolo! gridarono alcuni dervis, alzando le braccia verso il cielo.

— Si aizzi il leone! tuonò una voce.

— Silenzio! gridò Ahmed Mohamed.

Per la seconda volta il leone si raccolse su sè stesso ruggendo e si slanciò innanzi, e per la seconda volta ricadde senza forze. Un sorriso spuntò sulle labbra di Ahmed che guardava fisso Abd-el-Kerim sempre impassibile.

— Miracolo! Miracolo! ripeterono i dervis.

— Fuori un altro leone! tuonò la medesima voce che aveva comandato di aizzarlo,

Nell’istesso momento Abd-el-Kerim si slanciava contro al leone che era incapace di muoversi e che ruggiva spaventosamente e con un colpo di scimitarra gli apriva la testa rovesciandolo agonizzante al suolo.

Da un capo all’altro della pianura rimbombò un solo grido:

— È salvo! Viva l’arabo!

— A morte l’arabo! gridò per la terza volta la voce sconosciuta.

— Bravo! Bravo!

— Fuori un altro leone!

— Ahmed Mohammed scattò in piedi colle braccia alzate, gli occhi volti al cielo, e con voce d’ispirato gridò:

— Popoli del Kordofan! Quell’uomo è stato toccato dalla grazia di Allàh e io lo nomino mio guerriero. Tutti a terra!

I guerrieri caddero col volto nella polvere. Solo un uomo rimase in piedi colle pugna tese verso Abd-el-Kerim. Quest’uomo era il beduino.