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— Ma in mezzo ad essi vedo anche un ufficiale.
— Un ufficiale!... Ira di Dio! chi può essere mai?
— Qualche ufficiale preso a Kahghill.
— Eh!... esclamò d’improvviso il debuino saltando indietro. Non è possibile!... Io m’inganno!...
— Che hai?
— Quell’ufficiale che è fra i prigionieri... Ira di Dio! È lui!...
— Ma chi?
— Abd-el-Kerim?
— È impossibile.
— Te lo dico io; È proprio lui!
— Ma se hai veduto questa notte una guardia di onore dinanzi al suo tugul.
— Mi sono ingannato. Erano guerrieri che vegliavano perchè non fuggisse. Vieni El-Mactud: la vendetta di Ahmed Mohammed ha preceduta la mia.
Il beduino e lo scièk si precipitarono giù dalla collina, raggiunsero la folla che stringevasi attorno alla zeribak e facendosi largo a furia di gomiti, si confusero nel mezzo.
Proprio in quel momenta Abd-el-Kerim e i tre egiziani venivano condotti in una loggia circondata da guerrieri armati fino ai denti. Il primo era calmo, sorridente, noncurante, gli altri invece penavano a stare in piedi; erano pallidi, disfatti, in preda ad un terrore indescrivibile.
La loro comparsa fu accolta dalle diciotto tribù con urla selvaggie, con maledizioni, con insulti, con un agitar minaccioso di braccia; più di un’arma fu diretta contro di essi e più di un fucile li tolse di mira. Però, ad una parola di Ahmed Mohammed, il silenzio tornò a farsi e le armi vennero abbassate.
S’udì un fragoroso rullar di noggàra e di darabùke. e un bufalo fu fatto entrare nella zeribak fra frenetici battimani.
Era un bell’animale, d’alta taglia, tigrato, colle corna lunghe e aguzze. Appena entrato e liberato dai legami, si mise a saltellare all’impazzata pel recinto, mugghiando furiosamente e cozzando contro