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Ahmed si strinse nelle spalle e diventò più cupo.

— Forse si chiamava....

— Chi? domandò Ahmed arrestandosi di colpo.

Abd-el-Kerim stava per pronunciare il nome di Fathma, ma lo assalì una inquietudine tale, sentì uno stringimento di cuore tale, che non lo pronunciò.

Ebbe paura che quella donna che aveva tanto amata e che era stata un tempo la favorita dell’uomo che gli stava dinanzi, fosse la medesima che il Mahdi rimpiangeva. Vide subito l’abisso in cui stava per precipitarvi e si arrestò.

— Ebbene? chiese Ahmed. Si chiamava?...

— Non mi rammento più il nome, balbettò l’arabo confuso.

— Te lo dirò io, allora. Era una donna superba, bella come una urì del paradiso di Mohammed, dagli occhi grandi e fulgidi come diamanti neri, e dai capelli più fini della seta. Il suo nome era... Fathma!

Abd-el-Kerim si morse furiosamente le labbra per trattenere il grido che stavagli per sfuggire e tradirlo. Diventò spaventosamente pallido, vacillò come colpito da una mazzolata sul capo e le braccia gli caddero senza forze lungo i fianchi.

Il Mahdi amava Fathma! Il Mahdi rimpiangeva la donna che Abd-el-Kerim aveva tanto amata! L’arabo, pietrificato, credeva di essere lo zimbello di un sogno.

— Si chiamava Fathma! esclamò con voce soffocata.....

— Sì, rispose il Mahdi che tutto assorto nella sua cupa disperazione non s’era accorto della commozione dell’arabo. Hai udito parlare, a Chartum, di questa donna che mi straziò l’anima? Si diceva che era fuggita in quella città.

— No!.. No!.. mormorò Abd-el-Kerim che tremava verga a verga.

— Si diceva che era diventata l’amante di un ufficiale arabo. Se potessi averlo nelle mani quest’uomo... Guai! guai il giorno che la sua cattiva stella lo condurrà al mio campo...