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popolazioni vedeva in lui un eletto del Signore e credeva di peccare verso Allàh a non prestare orecchio all’appello del Mahdi.

Baggàra, Denka, Bongo, Scianghiè, Barabrà, Abù-Rof, Foriani e Arabi tutti accorsero sotto le sue bandiere e quando egli li ebbe assicurati che i cannoni dei nemici avrebbero vomitato acqua invece di fuoco e ferro, e che coloro che cadrebbero sul campo di battaglia salirebbero in paradiso, cominciò arditamente la ribellione.

Il terreno era mirabilmente adatto per una generale sommossa.

I governatori egiziani colle loro angherie e colle loro crudeltà avevano ridotto le popolazioni alla disperazione; tutte attendevano fremendo un’occasione qualsiasi per impugnare le armi e scuotere l’odioso giogo; tutte attendevano fremendo il dì della vendetta che doveva essere ben terribile.

L’Egitto, venuto a conoscenza dei primi movimenti insurezzionali, intimò al Mahdi di recarsi a Chartum. Non avendo Mohammed risposto, Reuf pascià, governatore del Sudan, gli spedì contro un battaglione di scilluk.

Il profeta era preparato. I scilluk furono distrutti dalle sue orde. Reuf, sgomentato, affrettossi a spedire nel Sudan una forte colonna di truppa sotto gli ordini di Rescid-Bey, ma ebbe ugual sorte; caddero sul campo dal primo all’ultimo.

Il pericolo s’avvicinava. Reuf in persona, con 3000 uomini, si mise in campagna e riuscì a sconfiggere le orde dei ribelli.

Ma Mohammed non era uomo da scoraggiarsi nè da cedere così facilmente il campo.

Riparò al sud del Sennar, levò nuove tribù, risalì il Bahr-el-Abiad e la primavera del 1882, scontratosi a Kadir con Reuf pascià e i suoi 8000 uomini, li sconfiggeva. Appena 27 egiziani scamparono al massacro.

Tale vittoria ebbe un’eco grandissima nei deserti africani. Tutte le popolazioni si entusiasmarono per