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e dai Bongo e venti volte furono ributtati lasciando sul terreno più di uno di loro malconcio. Ciò non impedì però che una lancia spaccasse la testa ad uno dei prigionieri, il quale, lasciato a terra moribondo, dopo essere stato spietatamente calpestato dai Bongo, dai Baggàra e dai Denka, cadde nelle mani dei guerrieri di Ahmed.

Il disgraziato, quantunque ancora respirasse, fu sollevato sulle punte delle lancie e sbranato: la sua testa, infissa in uno spiedo, andò ad ornare la capanna d’un potente sceicco.

Questo incidente diede tempo ai guerrieri di Tell-Afab di giungere in mezzo al campo dove rizzavasi una vastissima zeribak con solide palizzate. I prigionieri furono in fretta e a suon di legnate cacciati là dentro e cinquecento uomini li circondarono colle armi in pugno sia per impedire a loro la fuga, sia per arrestare i guerrieri di Ahmed che già tornavano alla carica vociferando spaventosamente.

Gli egiziani, pallidi, disfatti, tremanti di spavento, si lasciarono cadere a terra girando all’intorno sguardi inebetiti. In piedi non rimasero che il tenente arabo e un vecchio soldato sulla cui giacca stracciata e scolorita scorgevansi ancora dei gradi in gran parte strappati.

— Tenente, ripetè, toccandogli una spalla.

L’arabo che pareva assorto in tetri pensieri, non rispose.

— Tenente, ripetè, toccandogli una spalla.

— Che vuoi? chiese l’arabo volgendosi verso di lui.

— Che succederà di noi?

— Fra qualche ora le nostre teste andranno ad abbellire le capanne degli sceicchi.

— Giusto Allah!

— Hai paura della morte tu? gli chiese con accento quasi ironico l’arabo. Per me la morte è un sollievo. Benedirò la scimitarra che mi spiccherà la testa dal busto.

Il vecchio soldato lo guardò con ispavento.


La Favorita del Mahdi. 20