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tamente gli egiziani che si erano addossati ai cavalli ed ai cammelli.
— O’Donovan! ripetè Fathma,
Il reporter s’avvinghiò alla fune e si issò malgrado le palle che grandinavano fitte fitte. Era giunto a mezza altezza quando fu colpito alla testa da una scheggia di mitraglia. Mandò un grido disperato.
— Sono morto!
Fu visto arrestarsi e cercare un appoggio nei crepacci della rupe, ma una nuova scheggia lo colpì al petto. Aprì le mani e precipitò roteando nell’abisso spaccandosi il cranio sulle roccie sottostanti.
Fathma e Omar, agghiacciati dal terrore, si curvarono sull’orlo della rupe cercando di scorgere lo sventurato reporter del Daily-News, ma invano.
— O’Donovan! O’Donovan! gridò Fathma con disperato accento.
La sua voce si perdè fra gli urli feroci dei mahdisti.
— Scendiamo! gridò ella.
S’aggrapparono agli arbusti per discendere, ma il tempo mancò. Dall’alto della rupe venivano giù precipitosamente dei nudi guerrieri agitando le loro lancie e le loro scimitarre.
— Siamo perduti! gridò Omar.
— Indietro cani! urlò Fathma, strappandosi dalla cintura l’jatagan.
Gl’insorti anzichè arrestarsi s’avventarono a testa bassa contro l’almea e il suo schiavo, li circondarono, li disarmarono e li curvarono sull’abisso. Già stavano per precipitarli nel vuoto, quando una voce tonante, imperiosa, urlò:
— Fermi tutti! Chi li tocca è uomo morto!
Un guerriero riccamente vestito discendeva dall’alto della rupe con rapidità vertiginosa. Giunto sulla piattaforma egli si precipitò ai piedi di Fathma.
— Ah! mia povera padrona! esclamò egli baciandole le mani.
Fathma e Omar lo riconobbero subito.
— Abù-el-Nèmr! gridarono con gioia.