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— Che brutta notte che si prepara, disse O’Donovan.
— Verremo attaccati? chiese l’almea.
— Senza dubbio.
— Con questa oscurità?
— Gl’insorti s’accosteranno più facilmente.
— Vinceremo?
— Non credo, Fathma. I nostri soldati hanno paura e non possono tenersi in piedi tanto sono stanchi.
In quel momento la luna apparve sull’orizzonte facendo capolino fra due gigantesche nubi. O’Donovan impallidì.
— Ecco la luna che vendicherà l’Islam! esclamò.
Non aveva ancora finito che alcuni spari rimbombavano agli avamposti.
— All’armi! s’udirono gridare le sentinelle.
— Il nemico! gridò Omar.
La sua voce fu coperta da urla feroci, da urla di guerra e di morte.
— Colpisci senza tema, gridavano quelle voci. Colpisci senza tema giacchè colui che tu odi ha meritato la morte.
I dervis s’avanzavano colla scimitarra in pugno rovesciando sull’esercito egiziano migliaia e migliaia di fanatici. Una terribile grandinata di palle cadde sugli egiziani, molti dei quali stramazzarono a terra mandando urla dolorose. I sei quadrati vacillarono da un capo all’altro e le linee si ruppero in varii luoghi. Alcune compagnie, côlte da invincibile panico, presero la fuga gettando armi e zaini.
— Si salvi chi può! urlarono alcuni vigliacchi.
— Fuoco! s’udì tuonare Hicks pascià.
— Fuoco! ripeterono i comandanti.
Le trombe diedero il segnale di cominciare il fuoco e il combattimento accanito, terribile, sanguinosissimo, cominciò.
Il fracasso diventò ben presto spaventevole. Gli egiziani, assaliti da tutte le parti da migliaia e migliaia di guerrieri, tiravano furiosamente, all’im-