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— Te lo dirò lo stesso. Io, Fathma, la Favorita del Mahdi, che tu tradisti e sferzasti nelle foreste del Bahr-el-Abiad, vengo a chiedere la tua vita!.... Ho sete del tuo sangue, sai, ma una terribile sete, nè uscirò di qui senza essermi dissetata. Sono due mesi che io anelo l’istante di trovarmi di fronte a te, sono due mesi che cerco la mia rivale, che mi rapì Abd-el-Kerim! Ora ti ho incontrata e non mi sfuggirai mai più!
— Ah! tu vuoi assassinarmi, adunque? Sta in guardia, perchè se mi ammazzi, col medesimo colpo ammazzi Abd-el-Kerim.
— Ho udito tutto e so tutto, Elenka; non riescirai no con degli inganni ad arrestare la morte che pende sul tuo capo. So dove trovasi Abd-el-Kerim, perchè udii ciò che ti narrò Tepele. Se conti poi sul ribelle, t’inganni; Omar l’ha ucciso.
Un tremito agitò le membra della greca. Comprese ormai che era irremissibilmente perduta ed ebbe paura.
— Fathma, diss’ella dopo alcuni istanti di esitanza. Se io partissi subito per Chartum, se io ti abbandonassi per sempre Abd-el-Kerim, mi lascieresti libera?
— No!
— Se io ti chiedessi perdono di quello che ti feci e se io, la nobil greca, mi inginocchiassi dinanzi all’almea?
— No, rispose l’implacabile araba. Bisogna che una di noi muoia. Guarda, potrei assassinarti scaricandoti addosso queste pistole e gettarti di poi in un burrone a pasto delle iene e degli sciacalli, ma non sono io, l’almea Fathma, vigliacca a tal segno. Ti propongo un duello coll’jatagan, ma un duello a morte, mi capisci? Se ti rifiuti chiamo Omar e ti faccio saltare le cervella!
Un lampo di feroce gioia guizzò nei neri occhi di Elenka.
— Ah! tu sei generosa adunque! esclamò ella con ironia.