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— Parlate amica mia, rispose l’irlandese con voce affettuosa. Sono ai vostri ordini.
— A mezzanotte devo trovarmi fuori dell’accampamento per parlare con un ribelle. Mi darà importanti notizie su Abd-el-Kerim.
— Oh! fe’ il reporter sorpreso. Vi recate ad un appuntamento!
— Sì, questo ribelle, al quale io salvai, due anni addietro, la vita, parlò oggi con Omar. Egli disse che a mezzanotte potrebbe darci notizie esatte sul luogo ove fu tratto il mio fidanzato. Non bisogna che io manchi.
— Ebbene, ci andremo tutti e tre.
— No, voi non potete venire. Il piacere che vi chiedo è che voi rimaniate nella tenda.
— Che io rimanga qui!... E perchè?
— Perchè la presenza di un bianco, di un infedele, potrebbe irritare quel selvaggio.
— Ma, se quel ribelle vi tendesse invece un agguato? La mia compagnia è un remington di più che parlerebbe, ve l’assicuro, con una precisione terribile.
— Non abbiate timore che ci si giuochi un brutto tiro, O’Donovan. Quel selvaggio Baggàra è un uomo di parola e mi ha giurato sul Corano che nessuno ci torcerà un capello.
— Quando è così, rimarrò nella tenda.
— Giuratelo.
— Lo giuro.
— Grazie, O’Donovan, disse Fathma con voce commossa. Prima che l’alba spunti noi saremo di ritorno e sapremo che sarà successo del mio infelice Abd-el-Kerim.
La sua faccia s’alterò fortemente e la voce le si spense in un singhiozzo.
— Andiamo, padrona, disse Omar porgendole il remington.
L’almea che aveva chinato il capo sul seno, lo rialzò con un gesto d’indomita fierezza. I suoi occhi si accesero d’una cupa fiamma e le nari si dilatarono straordinariamente.