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remo come io ho scannato Takir. Ti pare? Nessuno ci vedrà, nessuno saprà nulla, non rimarrà nemmeno la più piccola traccia dell’assassinio, poichè i leoni e le iene s’incaricheranno di far sparire il cadavere.

— E O’Donovan? Egli vorrà venire con noi e ci sarà d’ostacolo.

— Niente affatto, egli non verrà. Lascia fare a me, e vedrai che tutto andrà bene.

— Ma sei certo che Elenka si recherà all’appuntamento?

— Più che certo. Io vado a farle recapitare il biglietto scritto da Takir. Quando leggerà che trattasi di sapere ove trovasi Abd-el-Kerim non esiterà un solo istante a partire.

— Se così fosse!... Oh!... quale ebbrezza, nel vederla morta ai miei piedi in un lago di sangue.

— La vedrai morta, padrona. Rimani adunque, pazienta ancora alcune ore.

— E sia, aspetterò la mezzanotte, L’ora sarà più propizia per la vendetta.

— Allora io mi reco alla tenda di Elenka.

— E se ti conosce?

— Non mi riconoscerà perchè non sarò già io che le consegnerò il biglietto.

Il negro sturò una bottiglia di caffè, l’ultima che possedeva O’Donovan, vi aggiunse alcune goccie di wiscky che trovò in una fiaschetta e ne fece tranguggiare buona parte all’almea. Ne sorseggiò qualche poco, poi uscì per compiere la difficile missione.

L’almea, in preda ad un’ansia indescrivibile, si sdraiò sul limitare della tenda colla testa fra le mani e il volto cupo. Venne il mezzodì; il rancio composto di pochi grani di durah, d’una piccola porzione di carne di cammello morto di fatica e di alcune goccie di acqua putrida e calda, fu dispensato, ma Omar non comparve.

Passarono altre otto lunghe ore. Già Fathma cominciava a temere che gli fosse accaduto qualche