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— Forse, Omar. Se noi siamo tanto fortunati da rompere le orde del Mahdi e di entrare in El-Obeid, chissà si potrebbe ritrovarlo fra i prigionieri.

— Voi dunque credete che sia ancor vivo.

— So che parecchi ufficiali egiziani che caddero nelle mani degl’insorti, invece di essere decapitati o fucilati furono nominati capi-tribù.

— È vero quello che mi raccontate?

— Verissimo, amico mio. Il Mahdi ha bisogno di buoni ufficiali per istruire le sue orde che sono affatto disorganizzate.

— Quanto bene mi fanno queste parole.

— Non illuderti amico mio.

— Non mi illudo ma spero.

— Sta zitto ora. Alza un po’ un lembo della tenda che qui sotto si soffoca.

Omar ubbidì, ma aveva appena alzata la tela che gettava un urlo feroce. Dette indietro traballando come un ubbriaco cogli occhi stralunati.

— Ah!... esclamò egli con voce strozzata.

— Che hai? chiese O’Donovan, sorpreso. Chi hai veduto?

Il negro non rispose. Curvo, guardava innanzi a sè col più profondo terrore scolpito in volto e colle mani convulsivamente strette sui calci delle pistole. Pareva che fosse lì lì per slanciarsi fuori della tenda.

— In nome di Dio, ma chi hai visto? chiese O’Donovan che non capiva il perchè di quella viva emozione. Cosa ti è accaduto? Perchè tanto spavento? Viene forse Hicks pascià?

— Silenzio, balbettò il negro. Rimanete qui, io devo uscire.

— Ma perchè? dove vuoi andare?

— Ho visto una persona che non credeva di vedere in questi luoghi, ecco tutto. Fra venti minuti sono di ritorno.

— E tanta paura ti cagiona quella persona?

— No, mi ha sorpreso.

Il negro raccolse un mantello, s’avvolse da capo