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— Che?... Gustavo Klootz...1 Tuoni e fulmini!... È impossibile.

— Ve lo dico io, O’Donovan.

Il reporter vibrò un pugno spaventevole ad una scranna che non resse all’urto e andò in pezzi.

— Miserabile Klootz! tuonò. Chi avrebbe detto che quel giovanotto sarebbe diventato un traditore! io non lo credo ancora.

— Eppure è vero. È scomparso la scorsa notte.

— Forse fu ucciso.

— No, delle spie l’hanno visto entrare nel campo di Ahmed.

— Allora siamo perduti. Il miserabile narrerà al Mahdi che l’indisciplina regna nelle nostre truppe e che manchiamo di tutto.

— È cosa certa, disse il generale.

— Spingerà il Mahdi a piombarci addosso.

Il generale crollò il capo.

— Forse è meglio, disse, dopo qualche istante di meditazione. Una battaglia la desidero poichè la sola vittoria può salvarci.

— E se invece di vincere si perde?

— Dio nol permetta; neppur uno di noi scamperà all’eccidio!

La fronte del generale s’aggrottò. Chinò il capo sul petto, incrociò macchinalmente le braccia e si mise a passeggiare in preda a brutti pensieri.

Il più profondo silenzio regnò per qualche minuto nella tenda.


  1. Il 20 agosto 1885 mi abboccai coll’illustre missionario D. Luigi Bonomi, reduce dal Sudan dopo essere stato per tre lunghi anni prigioniero del Mahdi. Interrogatolo su Gustavo Klootz mi disse:
         «È vero che scomparve dal campo ma non credo che abbia informato il Mahdi dell’indisciplina che regnava nel campo degli Egiziani.
         «Gustavo Klootz, divenuto poi mio amico, era un buon giovane, incapace di un tradimento. Il Mahdi l’aveva fatto suo consigliere e lo stimava molto.
         Più volte il Klootz aiutò noi prigionieri e s’adoperò per calmare il suo terribile padrone che ci minacciava di morte.»

    (E. S.)