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O’Donovan sciolse il rotolo e levò sei o sette vestiti di ufficiali basci-bozuk coi turbanti e le scimitarre. Fathma non esitò a scegliere quello che meglio adattavasi al suo taglio.

Si ritirò in una stanza attigua e cominciò a vestirsi, calzò le uose di pelle di capra, infilò i larghi calzoni rossi e la casacca ricamata d’argento, cinse la larga fascia nella quale passò un jatagan e le pistole e raccolse i capelli a chignon, nascondendoli interamente sotto un gran turbante verde. Appesasi la scimitarra, ritornò dai compagni, colla dritta posata fieramente sulla guardia dell’arma e la testa alta.

— Ah! il bell’ufficiale! esclamò O’Donovan By-good! Non mi ricordo d’aver visto in Oriente un basci-bozuk così ammirabile.

— Siete certo? disse l’almea sorridendo.

— Ve lo giuro. Se io fossi Hicks pascià vi darei subito da comandare uno squadrone di cavalleria.

— Burlone.

— E sono sicuro che lo comanderebbe meglio di qualche ufficiale, aggiunse Omar, che terminava di abbigliarsi.

— Siete certo che non riconosceranno in me una donna? chiese l’almea.

— Certissimo.

— Allora affrettiamoci a recarsi al campo. Mi preme d’interrogare Hicks pascià.

— Volete proprio venire dal generale?

— Certamente e voi mi presenterete per un vostro aiutante di campo o per qualche cosa di simile.

— Mi mettete in un bell’impiccio.

— Che c’è di nuovo? Avete paura che vi tradisca?

— Non è questo, ma...

— Che cosa allora? Dite su, voglio saperlo.

— Se Hicks pascià... se vi dasse qualche notizia su Abd-el-Kerim... Chissà, potrebbe darsi che questa notizia non fosse troppo buona...