Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/254

252

— Me lo prometti?

— Te lo prometto.

— Lascia fare a me. La prenderò, la trascinerò lungi dal campo e te la darò in mano legata.

— Ah! esclamò l’almea con feroce accento. Quando penso che la vedrò ai miei piedi gelata dalla morte, sento il cuore balzarmi in petto e provo una gioia sino ad oggi mai provata. Ah! quanto è bella la vendetta.

— Zitto, Fathma; ecco O’Donovan, disse Omar. O’Donovan entrò seguito da un negro che portava in ispalla un gran rotolo di vesti.

— Che ci portate? chiese Fathma affettando una certa noncuranza.

— L’occorrente per entrare nel campo senza destare sospetti, rispose O’Donovan congedando il negro.

— Forse con quelle vesti sulle spalle?

— Sedete e ascoltatemi.

O’Donovan empì una tazza di birra e la tracannò in un sol fiato, poi sedendosi dinanzi a loro due:

— Amici miei, diss’egli, in tempo di guerra, fare entrare in un campo degli sconosciuti, è sempre pericoloso.

— È giusto, disse Fathma.

— Ho fatto portare qui delle vesti di basci-bozuk, e mi pare che camuffati da soldati sia facile entrare ed uscire dal campo.

— Ah! fe’ Omar ridendo. Voi volete vestirci da basci-bozuk?

— Sicuramente.

— Anch’io? chiese Fathma.

— Voi più del vostro compagno.

— È ridicola.

— Niente affatto, io la trovo una precauzione saggia.

— Mi si conoscerà facilmente per una donna.

— Non così facilmente come credete. Avete un bel portamento e una faccia ardita. Orsù, spicciamoci.