Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/25


23

La pianura, rotta qua e là da radi ed intristiti palmizi e da qualche torrente pantanoso, andava allora allargandosi fiancheggiata all’est dalle selve che seguono il Bahr-el-Abiad nel tortuoso suo corso e all’ovest da piccole catene di montagne, dietro le quali giganteggiavano i monti Arab, Mussa, Scemela e Mantara.

A mezza notte avevano già percorso più di mezza via, e stavano per rallentare la corsa per dare un po’ di riposo ai due animali, quando in lontananza scoppiò improvvisamente una detonazione.

Abd-el-Kerim a quello scoppio sussultò.

— Hai udito, Notis? chiese egli, staccando dalla sella il remington.

Distintamenta, amico mio, rispose il greco senza scomporsi.

— Può essere qualcuno che corre un pericolo.

— E può essere stato anche un cacciatore.

— È impossibile.

— E perchè di grazia? M’hanno detto che in queste contrade amano cacciare il leone e tu sai meglio di me che quest’animale non si caccia che di notte.

— Tuttavia...

— Aggiungi che siamo in un paese sollevato a rivolta e che le spie dei ribelli non di rado vengono a ronzare attorno agli accampamenti egiziani. Lascia Abd-el-Kerim, che colui che tirò la moschettata si appicchi.

L’arabo non rispose, però eccitò il mahari e si sollevò maggiormente guardando innanzi a sè. Fu appunto elevandosi che scorse un’ombra giallastra galoppare furiosamente per la pianura.

— Oh! oh! Sta in guardia, Notis, che abbiamo un leone vicino, diss’egli.

— Quando è così, credo che faremo bene ad armare i remingtons. Spero che il signore del deserto non ardirà d’assalirci. Eh!...

Una seconda detonazione risuonò in lontananza, poi una terza un momento dopo.