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Un sorriso apparve sulle labbra del ferito.

— Non mi conosci?

— Non mi ricordo d’averti veduto.

— Non sei tu Fathma l’almea?

— Non lo nego.

— Non sei stata tu a El-Obeid?

— Sì, disse sordamente l’almea. Vi fui.

— Non sei stata un tempo una donna potente? continuò il ferito che pareva avesse dimenticata completamente la sua gamba scarnata.

Il volto dell’almea s’alterò spaventosamente, burrascosamente. La sua fronte si aggrottò e i suoi occhi parvero incendiarsi.

— Lo fui, diss’ella dopo qualche istante di silenzio.

— Allora non m’inganno più. Tu fosti la favorita di Mohammed-Ahmed.

— Come tu sai questo? Chi te lo disse?

— Lo so perchè ti vidi cento e più volte quando io era guardiano dell’harem di Mohammed-Ahmed.

L’almea gettò un grido di spavento e di sorpresa e retrocesse vivamente.

— Chi sei?... Chi sei?... chiese ella tremando.

— Sono lo scièk Abù-el-Nèmr luogotenente del Mahdi, comandante gli insorti del Bahr-el-Abiad.

Omar aveva rapidamente puntato il fucile verso di lui.

— Ah! cane d’un ribelle! esclamò il negro,

L’almea con un brusco gesto abbassò l’arma, poi traendo una pistola e posando la fredda canna sulla fronte del ferito gli disse con calma glaciale:

— Abù-el-Nèmr, tu sei in nostra mano. Se tu giuri di farci uscire sani e salvi da questa foresta io ti guarisco, se tu invece rifiuti ti faccio saltare le cervella. Scegli!

— Perchè vuoi che io alzi la mano su chi fu un tempo la mia signora? disse dolcemente il ferito. Avrei paura che Allàh mi fulminasse. Comanda e io farò per l’antica favorita del Mahdi, tutto quello che ella vorrà.

— Grazie Abù-el-Nèmr, mormorò Fathma con voce