Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/223


221

slanciarono di corsa verso il luogo ove erasi udita l’invocazione disperata.

Cinque minuti dopo giungevano in una piccola radura circondata da bauinie. Là in mezzo eravi un leone che si dibatteva nelle ultime convulsioni della morte, colla testa bruttata di sangue a pochi passi da lui stava sdraiato per terra un bel negro, di statura alta colle braccia e le gambe ornate di anelli d’oro, un ricco turbante ricamato d’argento sul capo e una farda rossa avvolta intorno al corpo. Gemeva lugubremente e colle mani stringevasi fortemente la gamba destra scarnata fino all’osso. Un torrente di sangue nero e spumoso sfuggiva a rapide pulsazioni dall’enorme ferita

Appena egli scorse Fathma e Omar si rovesciò all’indietro raccogliendo un pistolone che puntò rapidamente verso di essi.

B’Allai! (perdio!) bestemmiò egli facendo fuoco.

La palla andò a forare il fez di Omar, un pollice appena sopra la testa. Fathma puntò il fucile verso il ferito.

— Se ti muovi ti ammazzo come un cane! diss’ella con un tono di voce da non mettere in dubbio la minaccia.

A quella voce il volto del ferito s’alterò. S’alzò bruscamente a sedere fissando l’almea con due occhi che fiammeggiavano.

— Fathma! esclamò egli con profondo terrore.

Il fucile sfuggì di mano all’almea.

— Fathma! mormorò ella sorpresa.

— Fathma! ripetè Omar, che cadeva dalle nuvole. Cosa vuol dir ciò?...

L’almea e il ferito si guardarono per alcuni istanti fissamente senza dir parola. La prima era sorpresa di udirsi chiamare per nome da quell’uomo che non aveva mai veduto; il secondo invece pareva sorpreso di non essere riconosciuto da quella donna che aveva veduta più di cento volte.

— Chi sei? chiese alfine Fathma. Come sai il mio nome?