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samente una detonazione seguita poco dopo da un formidabile ruggito e da un grido straziante.
Scattarono simultaneamente in piedi coi fucili in mano, gettando un rapido sguardo all’intorno paventando di veder sbucare dai cespugli qualche banda di ribelli
— Che è successo? chiese ansiosamente Fathma, riparandosi prudentemente dietro una fitta macchia.
— I ribelli forse! esclamò Omar che tremava, suo malgrado, verga a verga.
— No, ho udito il ruggito del leone.
— Ma la detonazione? E quel grido?
— Che sia stato qualche cacciatore?
— Non credo, disse Omar. Quale cacciatore può avventurarsi in queste foreste battute dalle orde del Mahdi? Fathma ripieghiamoci sul fiume prima che capitino malanni.
— Ripieghiamoci, ma sta bene attento. Vi sono dei pericoli in aria.
Stavano per ritornare nella foresta di palme e di tamarindi, quando udirono una voce lamentevole gridare ripetutamente:
— Aiuto! aiuto!..
— Fathma si fermò bruscamente stringendo forte forte il braccio dello schiavo.
— Vi è qualcuno in pericolo, diss’ella...
— Lascialo che muoia, rispose il negro. Che dobbiamo farci noi?...
— Forse quell’uomo non è un ribelle.
— Peggio per lui. Non possiamo esporre le nostre vite per soccorrere uno sconosciuto. Vieni con me Fathma, spicciamoci a guadagnare il fiume.
L’almea scosse il capo.
— Aiuto!... Aiuto!... ripetè la voce lamentevole.
— Non è possibile abbandonare così un povero uomo, Omar, disse Fathma. Accada ciò che vuole, io vado a soccorrerlo. Forse quell’uomo può esserci ancora di qualche utilità, forse... Vieni, io lo voglio!
Vi era tanta autorità in quel comando che Omar non ardì opporsi altro. Uscirono dalla macchia e si