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di piante. Già stavano per virare di bordo ed entrare nella libera corrente quando sei o sette coccodrilli uscirono dalle piante avvicinandosi alla zattera. Il più ardito allungò le mascelle spalancate verso di loro cercando, con un formidabile colpo di coda, di issarsi sul ponte.
— Omar! mormorò Fathma che sentiva la zattera inclinarsi spaventosamente a tribordo.
— Sta zitta. Ci sono.
Il negro aveva afferrata la scimitarra. Egli scagliò una tremenda botta fra i due occhi del mostro che si inabissò rumorosamente sollevando una nube di spuma. Quasi subito una voce partì dall’isolotto più vicino, sul quale bivaccavano alcuni insorti.
— Ehi! gridò un arabo. Guarda laggiù in mezzo alla corrente!
— Che vedi? chiese un’altra voce,
— Che Allàh e il Mahdi mi puniscano se quella là non è una zattera.
— Ne sei sicuro? mi pare un rottame.
— Ho veduto qualcuno alzarsi, anzi mi parve di aver visto una scimitarra in aria. Non hai udito una botta e un tonfo?
— Infatti ho udito. Che siano gli uomini della darnas?
— È quello che noi vedremo; prendi il moschetto.
Fathma e Omar avevano distintamente udita la conversazione dei due ribelli. Spaventati avevano abbandonati i remi e si erano sdraiati sul ponte colle mani convulsivamente strette attorno ai fucili.
— Non muoverti, padrona, bisbigliò con voce tremante Omar.
— Non mi muoverò nemmeno se vengo ferita, rispose Fathma con voce ferma. Attento alle palle.
Non avevano ancora terminato che due detonazioni echeggiarono sull’isolotto. I due naviganti udirono le palle penetrare nel legname a pochi pollici dalle loro teste. Rimasero immobili, irrigiditi.
— Ah! esclamò uno dei tiratori. Sono due cadaveri gettati sopra di un rottame.