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pagni, ma era troppo tardi. I coccodrilli, spalancate le enormi mascelle, si erano di già gettati sulla preda insperata e cominciavano il banchetto. Per tre o quattro minuti si videro i sennaresi lottare disperatamente gettando urla strazianti, poi scomparvero fra le onde insanguinate. Alla superficie dell’acqua non risalirono che pochi brandelli di carne ancora palpitante, qualche membro smozzato e qualche testa frantumata che la corrente portava attraverso le scogliere e le galleggianti foglie del loto sacro.

Fathma e Omar, inorriditi dallo spaventevole dramma svoltosi lì per lì sotto i loro occhi, si erano arrestati a mezzo ponte, tenendosi fortemente per la mano, girando gli sguardi smarriti sul fiume rosso di sangue in mezzo al quale nuotavano ancora i coccodrilli disputandosi furiosamente gli ultimi avanzi degli sventurati.

Un rauco singhiozzo lacerò la gola del povero negro.

— Daùd!… Daùd!… esclamò egli con voce rotta.

Vi risposero le urla dei ribelli e le detonazioni delle loro armi da fuoco. Alcune palle fischiarono ai suoi orecchi conficcandosi profondamente sul ponte inclinato della darnas che continuava affondare.

— Daùd!… Daùd!… ripetè il negro.

Egli cercò di liberarsi dalla mano di Fathma per spingersi sulla prua.

L’almea invece lo trasse violentemente a sè.

— A poppa! a poppa! gridò ella. Affondiamo!

Infatti la prua si tuffava. La darnas s’inclinò con uno scricchiolìo sinistro, fremette, ondeggiò, poi spezzossi a metà con gran fracasso. La poppa si rialzò piegandosi su di un fianco e disarticolando la rekuba il cui tetto in gran parte si sfondò.

I due superstiti non pensarono più che alla propria salvezza, Aggrappandosi ai tronchi delle antenne e alle gomene che ancora pendevano dalle murate, aiutandosi l’un l’altro, sotto il fuoco dei ribelli che non cessava un sol minuto, guadagnarono il rottame fortemente incagliato, cacciandosi lentamente sotto la rekuba semi-sventrata.


La Favorita del Mahdi. 14