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— Sicuro, padrona, ed è per questo che non sappiamo se avanzare o dare indietro, disse Daùd. Che faresti tu?
— Andrei innanzi, rispose Fathma senza esitare. Non ho paura dei ribelli.
E così sia; sforzeremo il passo.
Non aveva ancora finito l’ultima parola che un baccano spaventevole scoppiò sulla riva sinistra. Era un misto di urla, di fischi, di abbaiamenti, la più spaventevole cacofonia insomma, che mai abbia ferito l’orecchio umano. Sei o sette fuochi s’accesero comunicandosi alle zacchie che in un batter d’occhio furono in preda alle fiamme e al chiarore rossastro di quegli incendi furono visti grossi attruppamenti di negri imboscati fra le piante di durah e fra i papiri.
— Attenzione! gridò Daùd, balzando indietro.
Una scarica formidabile partì dalla riva seguita da urla ancora più formidabili; una grandine di palle cadde sibilando sulla darnas forando le vele, recidendo le corde, colpendo coloro che non avevano avuto il tempo di ripararsi dietro la bordatura.
— Fuoco! tuonò la voce di Fathma,
La darnas s’infiammò come un cratere. Al crepitar della fucilata si unisce il rimbombo del cannone che tira a mitraglia contro le ardenti zacchie e contro gl’insorti che le circondano. S’odono urla di dolore, bestemmie, comandi precipitati, tonfi di uomini che colpiti a morte cadono nel fiume. I coccodrilli si gettano confusamente verso la riva presso la quale galleggiano numerosi torsi d’ebano già resi immobili od ancora in preda a spaventevoli convulsioni.
— Ai remi, ai remi, grida Daùd,
Alcuni barcaiuoli, sfidando il fuoco degli insorti che cresceva terribilmente, si slanciarono ai remi, ma caddero a mezzo ponte. La darnas, abbandonata a sè stessa per la morte del timoniere, girò di bordo e andò ad arenarsi colla prua contro un isolotto. L’urto che accadde fu così violento che gli alberi si