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attruppate sulla riva. Il reis si affrettò a portarsi a prua dove s’incontrò con Omar che stava armando la sua carabina.
— Hai udito? chiese il sennarese a bassa voce.
— Perfettamente. Daùd, rispose il negro.
— Che ne dici?
— Che quel grido fu un segnale.
— Degli insorti?
— Ho tutte le ragioni per crederlo mandato da qualche sentinella degli insorti. Stiamo attenti, Daùd che possiamo venire attaccati.
— Se ritornassimo?
— Gl’insorti ci attaccheranno egualmente, ne sono sicuro. Tiriamo invece innanzi più rapidamente che ci è possibile, Se possiamo giungere all’estremità sud dell’isola potremo salvarci a Keranek che non dista che poche miglia dalla riva sinistra del fiume e una volta...
— Taci! disse improvvisamente il reis. Odi?
Omar tese l’orecchio. Sulla riva sinistra si udiva il cigolìo monotono ed insieme lamentevole che fanno le ruote dei mulini girando sui consunti perni ed un muggito di buoi. Quasi subito, ad una svolta del fiume, apparvero tre o quattro ruote gigantesche in movimento.
— Vi sono delle zacchie, disse Omar. Allora vi sono dei guardiani.
Infatti erano quattro zacchie che inaffiavano dei campi di durah. Queste zacchie, che sono numerosissime sulle rive del Nilo, consistono in una ruota perpendicolare alla quale sono attaccati con corde moltissimi vasi di terra. Ogni ruota comunica con un’altra orizzontale fornita di un grosso perno mosso dalla forza di due tori che girano scambievolmente dì e notte su di un impalcato di legno cosparso di terra. Gli Egiziani e i Sennaresi amano molto il cigolìo di queste ruote, prodotto artificiosamente con un miscuglio di grasso e di carbone pesto e apprezzano le zacchie che cigolano forte poichè tengono sveglio il ragazzo che vigila sui tori, quindi queste