Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/20

18

caffè. Fece un gesto di sorpresa e fors’anco d’impazienza.

— Oh!... esclamò egli.

Uno strano lampo guizzò nei suoi neri occhi. Quasi nel medesimo istante Abd el-Kerim si volse. La sua faccia si alterò, atteggiandosi a meraviglia e a dispetto.

— Che vuoi, Notis? chiese egli colla maggior calma del mondo.

— Ho veduto una zeribak, rispose il greco con egual tranquillità.

— Non temere, che è quella del sudanese. Là vi sono i nostri mahari.

Notis non si mosse; aspettò che egli fosse vicino, poi gli chiese bruscamente.

— Che hai Abd-el-Kerim?

L’arabo lo guardò come cercasse leggergli negli occhi lo scopo di quella domanda.

— Tu guardavi fisso fisso Nachmudiech, continuò Notis quasi distrattamente. Perchè?

— Bah! per curiosità.

— Ti dispiacerebbe per caso allontanarti da quel villaggio?

— Perchè, e l’arabo lo guardò ancor più attentamente e con sospetto.

— Non so, mi pareva...

— Non ho alcuna cosa che m’interessi a Nachmudiech. Tiriamo innanzi, Notis, che è tardi. Dobbiamo fare più di 40 miglia per giungere a Hossanieh.

Essi si rimisero in cammino e giunsero vicini alla zeribak, in mezzo alla quale vedevansi sorgere due lunghe aste sostenenti uno stracciato vessillo egiziano.

Al primo fischio che mandò Abd-el-Kerim, un sudanese uscì, abbigliato con una semplice farda bianca gettata graziosamente su di una spalla e d’un tarabisc rosso sul capo.

— I mahari? chiese brevemente l’ufficiale.

— Sono pronti.