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Pel momento non vi era pericolo, essendo certi che Notis, ubbriaco d’oppio, dormiva ancora e che i beduini si erano smarriti nelle foreste del Bahr-el-Abiad, ma poteva darsi che al mattino venisse preparata in Quetêna la caccia. Prima che questa si organizzasse, premeva di essere assai lontani per potersi liberamente difendere qualora assaliti.
I barcaiuoli al comando dal loro reis si misero febbrilmente al lavoro. I canotti in un lampo furono issati sul ponte, le grandi vele latine furono sciolte e orizzontate e l’àncora fu strappata dal fondo. La darnas abbandonò la baia, guadagnò il largo e salì rapidamente e in silenzio la corrente del Nilo, sotto un vento fresco del nord-est.
Dàud si mise in persona alla ribolla del timone per dirigere la nave attraverso i numerosi banchi di sabbia e ai bassifondi di cui è ingombro in quasi tutto il suo corso il Bahr-el-Abiad. Omar e Fathma, fatte portare in coperta tutte le armi trovate nella stiva, trascinare a poppa e caricare il piccolo cannone e mandati alcuni uomini sulle cime degli alberi si affrettarono a raggiungerlo.
— Vedi nulla di sospetto? gli chiese Omar, guardando attentamente le boscose rive del fiume e il villaggio di Quetêna che cominciava a sfumare fra le tenebre.
— Assolutamente nulla, rispose Dàud. Mi pare che nessun pericolo ci minacci, almeno per ora.
— Credi che verremo inseguiti, domandò Fathma, ma senza manifestare emozione alcuna.
Il sennarese parve indeciso.
— Non ho paura di Notis, gli disse Fathma sorridendo. Puoi parlare liberamente.
— Temo che ci si dia la caccia, sorellina cara, rispose il reis.
— Ma abbiamo ucciso più che mezzi beduini, e anche lo sceicco.
— Che monta? Quando si possiede del danaro nel Sudan si trovano sempre dei soldati. Ti sembra che Notis ti amasse molto?