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— Avanti! avanti! aveva comandato Daùd.
La porta assalita colle scuri, coi calci degli archibusi, coi remi, fu scassinata non ostante le scariche tremende e incessanti degli assediati.
I barcaiuoli impugnati gl’jatagan irruppero nella abitazione andando a cozzare contro una barricata dietro alla quale si erano riuniti in fretta ed in furia i beduini con Fit Debbeud. Malgrado lo slancio irresistibile furono ributtati e costretti ad uscire dalla stanza per non cadere sotto il fuoco degli assaliti.
Altre due volte Daùd diede il comando dell’attacco e ben altre due volte furono respinti, ma al quarto la barricata fu sfondata. Beduini e barcaiuoli, incontratisi fra i rottami si azzuffarono ferocemente adoperando i coltelli, le pistole, i fucili e persino i denti, assordandosi con urla tremende.
I beduini più numerosi non cedevano però d’un passo e già la peggio volgeva pei barcaiuoli, quando sul pianerottolo della casa apparvero Omar e Fathma colle pistole in pugno. Fit Debbeud e tre dei suoi caddero sotto le loro palle. La morte dello sceicco decise la pugna.
Spaventati, presi dinanzi e alle spalle, i beduini perdettero la testa e si diedero alla fuga per le stanze e precipitandosi dalle finestre si salvarono nelle foreste del Bahr-el-Abiad.
Dieci minuti dopo Fathma, Omar, Daùd e i suoi barcaiuoli abbandonavano la villa e s’imbarcavano sui canotti, salendo la corrente del Nilo Bianco.
CAPITOLO VI. — La Dahabiad di Notis.
Era la mezzanotte, quando i superstiti della spedizione e i liberati mettevano piede sul ponte della darnas ancorata nella piccola baia. Daùd dopo di aver fatto trasportare i feriti sotto il capannone di poppa e adagiare sugli angareb, e d’aver invano pregato Fathma perchè si riposasse, comandò di ultimare il più presto possibile i preparativi di partenza.