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Quattro colpi di pistola tennero dietro al comando; due degli imboscati batterono l’aria colle mani e caddero pesantemente a terra. I beduini, fuggirono a rompicollo verso l’abitazione e vi entrarono nel momento istesso che i canotti approdavano.

— Avanti, Daùd, avanti! urlò Omar.

I barcaiuoli posto piede a terra si slanciarono di corsa sulla riva coi fucili in mano, ma vennero arrestati da un fuoco infernale che usciva dalle finestre del primo piano. I beduini, barricatisi e nascostisi dietro le imposte, sparavano a colpo sicuro coi moschetti e colle pistole, urlando come anime dannate.

Due barcaiuoli caddero senza aver avuto nemmeno il tempo di scaricare i loro fucili, ma gli altri si dispersero dietro ai tronchi degli alberi e dietro i rialzi del terreno tirando contro le finestre, crivellando le imposte e le pareti.

Daùd alla testa di tre coraggiosi, sfidando il fuoco degli assediati che andava acquistando una terribile precisione, si spinse fino sotto alla finestra di Omar riparandosi dietro al gran tamarindo. I suoi uomini si gettarono a terra scaricando le loro pistole sulle finestre più vicine,

— Getta una fune! gridò il sennarese.

Lo schiavo di Abd-el-Kerim gettò quella che aveva portato con sè, ma fu troncata da una palla di moschetto.

— Tuoni di Dio! esclamò Daùd. Tutto è contro di noi adunque? Puoi scendere afferrandoti ai rami del tamarindo?

— E Fathma? gridò Omar.

— Sei barricato?

— Sì e posso resistere coll’aiuto di Allàh e del Profeta.

— Sii pronto a tutto. Ora mi vedrai all’opera.

Egli ritornò di corsa verso la riva coi tre uomini che l’avevano accompagnato. I barcaiuoli ad un suo fischio si radunarono dietro a una macchia di bauinie, poi uscirono di corsa avventandosi furiosamente contro la porta.