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alle spalle e li costringeranno a battere la ritirata se non vorranno essere presi fra due fuochi.
— E se i beduini si barricano in casa?
— Se quel Fit Debbeud è tanto furbo, corriamo un gran pericolo. Ma ad ogni modo noi fuggiremo, te l’assicuro, e prima che si svegli Notis. È ubbriaco d’oppio e dormirà un pezzo.
— E se lo trovano?...
— Il wadgi ha promesso a Ibrahim di tenerlo nascosto e quell’uomo è incapace di tradirci. Eppoi, quand’anche si svegliasse e venisse qui a dirigere l’assedio lo dirigerebbe per pochi minuti. Il mio primo colpo di pistola è destinato a lui.
— Zitto! esclamò Fathma.
— Olà! gridò Fit Debbeud al di fuori. Guardate il fiume! Guardate il fiume per mille barbe del Profeta!
— Il fiume! mormorò Omar. È Daùd che arriva.
Il negro e l’almea s’accostarono ad una delle finestre e pian piano l’apersero guardando sulle rive del Bahr-el-Abiad.
La notte era oscura per le nubi che si accavallavano in cielo, ma si vedeva a qualche distanza. Essi scorsero due lunghi canotti navigar lentamente sul fiume, cercando di dirigersi verso la riva.
— È Daùd coi suoi uomini, disse Omar all’orecchio di Fathma. Se potesse approdare senz’essere scorto.
— È impossibile, mormorò l’almea. Non vedi i beduini imboscati fra le canne?
Omar si curvò sul davanzale della finestra e guardò fra i canneti. Vide muoversi delle ombre, alzare e abbassare delle lunghe aste che riconobbe essere dei fucili, poi sparire fra il fitto fogliame. Non potè trattenere una bestemmia.
— Ah! cane di Debbeud! esclamò. Impedirà a loro di sbarcare.
— Noi che dobbiamo fare?
— Nulla per ora, stiamo a vedere come vanno le cose. Armiamoci le pistole e teniamoci pronti a tutto, anche a tentare una sortita.