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Erano giunti già a mezza fune, quando si udì Daùd intimare:

— Ferma!…

Omar e Fathma si arrestarono tendendo l’orecchio. Non si udiva rumore alcuno, eccettuato il gorgoglìo del Nilo che rompevasi sulle sabbie degli isolotti e il lieve susurrìo delle frondi agitate dal venticello notturno.

— Possiamo discendere? chiese Omar che sentiva Fathma tremare.

Risposero un colpo di carabina e un grido straziante. Ibrahim che si teneva ritto sulla riva barcollò e precipitò nel fiume. I coccodrilli che dormivano lì presso furono pronti a saltargli addosso e a farlo a pezzi.

— All’erta! — gridò una vociaccia.

— Sali, sali, Omar! urlò Daùd. I beduini!

Sei o sette beduini si slanciarono fuori della villa. Daùd scaricò le sue pistole poi saltò nel canotto e s’allontanò arrancando disperatamente.

— Sali, sali, gridò egli un’ultima volta.

Omar e Fathma, quantunque si trovassero in una posizione terribile non si perdettero d’animo. Aiutandosi vicendevolmente, adoperando le mani, ed i piedi e persino i denti, in meno che lo si dica raggiunsero il davanzale e si slanciarono nella stanza ritirando in furia la corda.

Erano appena entrati che si udì picchiare furiosamente alla porta.

— Aprite! comandò una voce imperiosa. Aprite per tutti i fulmini del cielo!

Omar si scagliò contro di essa colle pistole in pugno, ma non ebbe il tempo necessario per giungervi, poiché violentemente s’aprì e due beduini irruppero nella stanza colle scimitarre alzate.

Fathma gettò un grido.

— Non aver paura Fathma, gridò Omar. Uno, due…

S’udirono due detonazioni. I due beduini colpiti dalle palle delle sue pistole caddero l’un sull’altro colle cervella bruciate.