Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
179 |
mi capisci, fu lui. Ah! se tu sapessi quanto ti ama il mio povero padrone e quanto egli è infelice!
— E perché non disertò?… Perché, Omar.
— Ha una donna, una furia che veglia su di lui, che lo segue dì e notte in ogni suo passo e che gli impedisce di fuggire.
— Una donna! mormorò Fathma che si sentì mordere il cuore dalla gelosia. Chi è questa donna? Io voglio saperlo. Omar, lo voglio!
— È sempre Elenka.
— Ah! maledetta!
— Ma non aver paura che abbia a vincerlo. Abd-el-Kerim l’odia talmente che se potesse ucciderla la ucciderebbe.
— Ah! quanto bene mi fanno queste parole, Omar. Sono venti giorni che ho il cuore straziato dalla più terribile gelosia, venti giorni che soffro atrocemente!… Povero Abd-el-Kerim, potessi farti felice.
— Ma che ti ha fatto quel miserabile Notis?… Ho udito parlare di pugnalate, di…
— Zitto disse Fathma. Quello che fu fu, eppoi sono ormai guarita. Dove sono questi tuoi amici?
Omar la prese per una mano e la condusse alla finestra.
— Guarda, le disse.
— Vedo due uomini.
— Sono i miei amici. Hai paura di discendere da questa finestra attaccata ad una corda?
— Discenderei appesa a un filo di seta.
— Quando è così non perdiamo un sol secondo.
Il negro svolse una lunga corda a nodi che teneva arrotolata attorno al corpo, fissò un capo a una sbarra di ferro della finestra e gettò l’altra nel vuoto. Tosto si videro Daùd e Ibrahim accorrere a prenderlo.
— Andiamo, Fathma, coraggio. Fra cinque minuti saremo lontani da qui.
L’almea salì arditamente sul davanzale e si appese alla corda: Omar vi si mise allato sostenendola con una mano e la pericolosa discesa cominciò nel più profondo silenzio.