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mi capisci, fu lui. Ah! se tu sapessi quanto ti ama il mio povero padrone e quanto egli è infelice!

— E perché non disertò?… Perché, Omar.

— Ha una donna, una furia che veglia su di lui, che lo segue dì e notte in ogni suo passo e che gli impedisce di fuggire.

— Una donna! mormorò Fathma che si sentì mordere il cuore dalla gelosia. Chi è questa donna? Io voglio saperlo. Omar, lo voglio!

— È sempre Elenka.

— Ah! maledetta!

— Ma non aver paura che abbia a vincerlo. Abd-el-Kerim l’odia talmente che se potesse ucciderla la ucciderebbe.

— Ah! quanto bene mi fanno queste parole, Omar. Sono venti giorni che ho il cuore straziato dalla più terribile gelosia, venti giorni che soffro atrocemente!… Povero Abd-el-Kerim, potessi farti felice.

— Ma che ti ha fatto quel miserabile Notis?… Ho udito parlare di pugnalate, di…

— Zitto disse Fathma. Quello che fu fu, eppoi sono ormai guarita. Dove sono questi tuoi amici?

Omar la prese per una mano e la condusse alla finestra.

— Guarda, le disse.

— Vedo due uomini.

— Sono i miei amici. Hai paura di discendere da questa finestra attaccata ad una corda?

— Discenderei appesa a un filo di seta.

— Quando è così non perdiamo un sol secondo.

Il negro svolse una lunga corda a nodi che teneva arrotolata attorno al corpo, fissò un capo a una sbarra di ferro della finestra e gettò l’altra nel vuoto. Tosto si videro Daùd e Ibrahim accorrere a prenderlo.

— Andiamo, Fathma, coraggio. Fra cinque minuti saremo lontani da qui.

L’almea salì arditamente sul davanzale e si appese alla corda: Omar vi si mise allato sostenendola con una mano e la pericolosa discesa cominciò nel più profondo silenzio.