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per un cadavere. Un sorriso di viva soddisfazione e anche di commiserazione apparve sulle labbra di Ibrahim.

— Ecco un uomo terribile ridotto inoffensivo quanto un fanciullo, mormorò egli. Quando si sveglierà io avrò pagato il sacro debito con Dàud ed egli si troverà senza amante. Povero Notis!

S’avvicinò al wadgi e gli mise in mano un tallero.

— Quell’uomo là dorme profondamente, gli disse. Dormirà tutto oggi e probabilmente tutto domani. Portalo in qualche stanza senza fargli male alcuno e se dei beduini vengono a cercarlo, rispondi a loro che tu non l’hai nemmeno visto. Se tutto va bene avrai cinque talleri in regalo.

— Non temere di nulla, vecchio Ibrahim, rispose il wadgi.

Il reis uscì dal caffè nel momento che il sole precipitava dietro i monti di Semin e di Lao Lao. Respirò una boccata d’aria, poi si diresse verso il molo sul quale passeggiavano impazientemente Dàud e Omar.

— Eccomi a voi, amici miei, disse avvicinandosi.

— Il greco? chiesero al un tempo il negro e il sennarese.

— Dorme come un serpente, nè si sveglierà prima di quarantott’ore. Gli ho fatto fumare una forte dose di oppio.

— Bravo Ibrahim, disse Dàud, stringendogli energicamente la mano. Andiamo ora alla villa a liberare quella cara amante di Abd-el-Kerim.

— E come si entrerà? interrogò Omar.

— Ci arrampicheremo su per una delle finestre, rispose Ibrahim. Le tenebre calano in furia; noi approderemo senza essere visti ed entreremo nella stanza della prigioniera. Ho qui una fune e con questa discenderemo. Avete le vostre pistole?

— Non manchiamo nemmeno degli jatagan. E i tuoi uomini sono avvisati? Potremmo aver bisogno di loro.

— Non aspettano che il comando di partire, Omar. E i tuoi Dàud?