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— Sì, posso entrare ed uscire a mio piacimento.
— Quanti uomini ha il greco?
— Una quindicina di beduini comandati dallo sceicco Fit Debbeud.
Daùd e Omar fecero una smorfia.
— Troppa gente, disse Daùd con dispetto. Quanti barcaiuoli hai tu?
— Una mezza dozzina, ma sono ragazzi di ferro che non hanno paura nemmeno della collera del Profeta.
— Tu sei e io quindici e tre che siamo noi formiamo una forza di ventiquattro uomini. Si può ancora tentare la sorte.
— Che intendi dire? chiese Omar.
— Che possiamo assalire l’abitazione ed espugnarla.
— È impossibile!
— Perchè?
— Notis al primo allarme si barricherà in casa e per espugnarla perderemo tre quarti della nostra gente. Eppoi, gli abitanti di Quetêna potrebbero venire in massa sul luogo del combattimento e mandare a male ogni cosa.
— E allora, cosa si farà? Pensa che abbiamo tre giorni soli dinanzi.
— Prima di tutto bisogna allontanare Notis e ridurlo all’impotenza.
— Ma in qual modo? il greco non si allontanerà tanto facilmente.
— A questo penso io, disse Ibrahim. Prima di domani sera Notis sarà ridotto in uno stato tale da non poter fare un solo passo per quarant’otto ore.
— Vuoi pugnalarlo forse?
— Niente affatto. Pugnalarlo sarebbe pericoloso; potrebbero sorprendermi e pigliarmi. Lasciate pensare a me e vedrete che tutto andrà bene.
— E liberatici del greco che faremo?
— Coll’aiuto d’Ibrahim entreremo tutti e due nella villa, saliremo da Fathma e ci barricheremo nella sua stanza, disse Omar. Aspetteremo la sera, poi ci caleremo, da una delle finestre, sulla riva del fiume e prenderemo la fuga.