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sento per te un odio così profondo che non si estinguerà che colla mia morte. Comprendi, Notis?
— Ma dimmi che ti feci io, terribile donna, dimmelo?...
— Chi fu a infrangere la mia felicità? Chi fu a condurmi qui a morire lentamente, fra mille angoscie? Chi mi spinse a pugnalarmi? Chi fu quel vigliacco che mi denunciò a Dhafar pascià per una spia del Mahdi? Come posso io dimenticare tante cose!
— Sì, fui io, ma ti amava e fu solo l’amore che fece di me una spia.
— Hai scavato un abisso, questo abisso è insuperabile. Vattene adunque e ridonami la libertà, lascia che io ritorni nel Sudan. Solo a questo patto potrei dimenticare quelle azioni codarde che mi usasti e forse col tempo a provare per te, se non dell’amore, almeno della compassione.
— Ridonarti la libertà?... Lasciarti ritornare nel Sudan?... E perchè?
— Per raggiungere colui che io amo sopra tutti, disse l’almea con slancio appassionato.
— Ira di Dio! esclamò il greco. Tu pensi ancora a quell’arabo adunque? Il tuo cuore batte ancora per Abd-el-Kerim? Ma io non lo permetterò mai, capisci Fathma, mai, mai, mai!...
— Sarai tu che impedirai al mio cuore di palpitare per Abd-el-Kerim?
— Sì, io, perchè te lo schianterò di nuovo quel cuore. Voglio strapparti quella passione che ti uccide e insediarvi la mia!... Sei in mia mano, Fathma, proseguì Notis con accento pieno di fiele e di minaccia.
L’almea fe’ un gesto come avesse intenzione di gettarsi fuori dalla stanza, ma s’avvide che la porta era chiusa e s’arrestò fremendo.
— Non sperare nella fuga, disse Notis che s’era accorto della mossa. Quand’anche tu riuscissi a oltrepassare quella soglia, ti troveresti di fronte ai beduini dello sceicco Debbeud.
— Vuoi adunque ridurmi una seconda volta alla