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La contemplò così per un minuto, due, tre, rattenendo persino il respiro, poi fece silenziosamente alcuni passi innanzi colle braccia tese e le mani aperte come volesse afferrarla, e le labbra sporgenti come cercasse un bacio su quelle palpitanti carni.

— Fathma, mormorò con un fil di voce e con un tono commosso, supplichevole.

L’almea a quella voce trasalì. Si volse lentamente verso di lui, lo mirò con sorpresa, poi con ispavento e indietreggiò vivamente con un gesto di orrore, come avesse visto una schifosa bestia.

— Oh! Fathma! esclamò lo sciagurato con una voce rotta. Non trattarmi così!

L’almea per tutta risposta girò su sè stessa e gli volse le spalle. Il greco traballò come avesse ricevuto una palla nel cuore e la vista gli si intorbidì. Qualche cosa rumoreggiò nel fondo del suo petto, come un ruggito strozzato, furioso, e le sue mani si strinsero così fortemente che le unghie gli penetrarono nelle carni.

— Non disprezzarmi!… non deridermi Fathma… non respingermi! urlò.

Si precipitò innanzi e le si gettò alle ginocchia afferrandola per le mani. L’almea con una brusca mossa si liberò da quella stretta.

— Vattene! — diss’ella con veemenza, tornando a indietreggiare. Vattene mostro, che tu mi fai paura, che mi fai ribrezzo!

Il greco la guardò con occhio truce; nondimeno qualche cosa di umido gli brillò sotto le ciglia e la sua faccia si coprì di un pallore cadaverico per l’ira. Si raddrizzò con violenza, colle braccia alzate, le mani aperte e le si avvicinò vacillando, cogli occhi stravolti, iniettati di sangue.

— Ma io ti amo, Fathma! esclamò quasi delirante, io ti amo, ti adoro e tanto che per te mi ucciderei.

— Ucciditi allora, disse l’almea con fredda ironia.

— Che mi uccida!…

S’arrestò guardandosi attorno con smarrimento.


La Favorita del Mahdi. 11