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CAPITOLO II. — Fathma.


Nel momento che lo schiavo di Abd-el-Kerim affrontava arditamente la corrente senza darsi pensiero alcuno dei coccodrilli, che forse erano lì vicini, Notis entrava nell’abitazione. Egli si arrestò alla vista di un vecchio reis che imbacuccato in una stracciata farda stava appoggiato al muro fumando in un orribile scibouk annerito.

— Allàh sia benedetto! esclamò il capo battelliere, movendogli incontro. Cominciava a perdere la pazienza.

— Sei tu, mio vecchio Ibrahim, disse Notis non dissimulando la sua sorpresa, Qual vento ti ha portato qui?

— Mi credevate ancora alle bocche del Bahr-el-Abiad? Gli affari sono scarsi colla insurrezione e bisogna navigare dappertutto. Dove mai siete stato che son quasi due mesi, vale a dire dal giorno che vi trasportai da Chartum a Machmudiech, che non vi ho più visto?

— In questi tempi non è facile incontrarsi. Che nuove mi porti adunque e come mai ti trovi qui?

— Sono due giorni che vi cerco in Quetêna e più di quindici che domando di voi in tutti i villaggi che tocco.

— Quindici giorni che mi cerchi! esclamò Notis. Perchè?

— Vi reco notizie di vostra sorella Elenka.

— Di Elenka! Parla, narra, di’ su qualche cosa che io abbrucio dall’impazienza. Dove trovasi ella? Come l’hai trovata? Come sta?

— Sedici giorni or sono, sul far della sera, approdai al villaggio di Gez-Hagiba. Saputo che sulla riva opposta, al di là dell’isola, si trovasse accampato Dhafar pascià, mi si recai sperando di trovar voi e vostro cognato Abd el-Kerim. Seppi che si trovano al campo vostra sorella ed il suo fidanzato.

— Ah! fe’ Notis ironicamente.

— Mi recai alla tenda di Elenka e la trovai. Ella