Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
156 |
Abbassò la pistola, nel mentre che il greco saltava in piedi. Guardò e vide staccarsi dalla villetta una piccola barca montata da un beduino, il quale arrancando vigorosamente, fendè la corrente del Bahr-el-Abiad
— Sei tu, Fit Debbeud? chiese Notis.
— E chi vuoi che sia? rispose lo sceicco.
— Fit Debbeud! mormorò Omar, Questo è il nome dei sceicco che rapì il mio padrone e che lo chiuse nei sotterranei di El-Gark. Che succede mai?
Si nascose meglio che potè fra le canne colla pistola sempre impugnata. Il beduino toccò la riva, si arrampicò sulla piccola rupe e baciò la mano che il greco gli porgeva.
— Finalmente! esclamò Notis, mandando un sospirone. Come vanno adunque le cose laggiù? Posso o non posso vederla e parlarle senza pericolo?
— Fathma è in piedi ed è completamente ristabilita, rispose lo sceicco sorridendo. La ferita si è cicatrizzata mercè le mie erbe miracolose e tu puoi parlarle d’amore senza che abbiamo a temere una ricaduta. Quella donna bisogna che sia di ferro per guarire da un colpo di pugnale così terribile.
Omar sentì le carni raggrinzarsi e sul volto correre grosse gocce di sudore. Guardò lo sceicco e il greco stupefatto.
— Guarita!… un colpo di pugnale!… balbettò egli. Cosa è successo mai? Che l’abbiano pugnalata per impadronirsi di lei? Ah! miserabili!…
— Sa che io sono qui? chiese Notis dopo qualche istante di silenzio.
— Non ti ha mai nominato ma deve saperlo. Non ha parlato altro che di Abd-el-Kerim.
Il greco fece un gesto d’impazienza e digrignò i denti come una jena.
Sempre quell’uomo esclamò con rabbia. Che non l’abbia a dimenticare mai adunque?
— Chissà, forse col tempo la ferita si rimarginerà.
— Non col tempo, io ho fretta di farla mia, capisci, Fit Debbeud. L’amo e sempre più furiosamente e voglio che lei mi ami.