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e diedero il segnale di avanzare colla massima prudenza. Il loro progetto era di irrompere improvvisamente sull’accampamento, di circondare gli egiziani e di sgozzarli prima che potessero riaversi dalla sorpresa e dallo spavento.

I cinquecento passi che li separavano dall’accampamento li percorsero senza venire scoperti. Essi sostarono dietro ad una macchia colle armi in mano e gli occhi sanguinosamente fissi sui fuochi del campo.

— Dov’è Fathma? chiese lo sceicco con un filo di voce.

— Sotto quella tenda là, rispose Notis. Attenzione!

Alzò il remington e mirò la sentinella che fumava col scibouh appoggiata al tronco di un ambag. Una fragorosa detonazione ruppe il silenzio della notte accompagnata da un grido disperato.

Allàh-el-gader! (Dio possente!) esclamò la sentinella e cadde a terra con una palla in fronte.

— Avanti! tuonò lo sceicco coll’jatagan in mano.

I beduini si slanciarono innanzi come una banda di lupi affamati gettando urla selvagge e irruppero nell’accampamento colle lancie in resta.

Gli egiziani sorpresi dalla rapidità dell’assalto, non avevano avuto nemmeno il tempo di accorrere ai fucili legati in fascio. Sguainarono le daghe e cercarono di tener testa, ma sin dal primo urto quattro di essi caddero a terra passati da parte a parte.

Beduini ed egiziani si mescolarono azzuffandosi ferocemente, urlando ed urtandosi, menando disperatamente le mani, afferrandosi ed atterrandosi. Notis, incontratosi col caporale gli fece saltare le cervella, poi si gettò addosso alla tenda dove sapeva trovarsi Fathma. Proprio nell’istesso istante che vi giungeva vide dalla parte opposta uscire una bianca figura e fuggire a rompicollo giù per l’erta. La riconobbe subito.

— Aiuto! esclamò egli. Fathma mi fugge!

Lo sceicco e sei o sette beduini accorsero a lui, mentre gli altri finivano a colpi di jatagan gli egiziani.