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L’almea lo mirò per alcuni istanti con occhi smarriti, poi gli gettò le nude braccia attorno al collo e se lo strinse al seno.

— Tu, tu, mio amato Abd-el-Kerim! Allàh, fa che io non sogni! esclamò ella.

— No, non sogni mia povera Fathma, sono proprio io, il tuo Abd-el-Kerim giunto in tempo per infrangere il capo a quell’immonda jena che stava per dilaniare le tue spalle.

Fathma fece un gesto d’orrore.

— Ah sì, mi ricordo... mi ricordo... L’aveva dinanzi a me... era salita sulle mie spalle, mi guardava ferocemente... mi mostrava i denti... mi soffocava fra le sue zampe... Oh Dio! quale spavento! Oh Dio, quale angoscia!

— Ma chi fu quel mostro che t’abbandonò legata in questa selva a pasto delle bestie! Dimmi chi fu, che io vada a strappargli il cuore!

— La greca, la mia rivale, Elenka, balbettò Fathma tremando di rabbia. Mi tradì, mi flagellò, poi mi lasciò sola... Se tu sapessi quanto odio quell’orribile creatura!

— Elenka!... esclamò Abd-el-Kerim con trasporto furioso. Maledetto il momento in cui non la strozzai! Guai, guai, mostruosa donna se riesco a riafferrarti!

La sua voce fu soffocata da una scarica di fucili che risuonò in lontananza e da uno scoppio di urla feroci.

— Abd-el-Kerim! esclamò Fathma con ispavento.

Egli la sollevò e se l’appoggiò al petto come una madre fa d’un fanciullo.

— Vieni, Fathma, diss’egli sordamente. Sono inseguito dai beduini che mi rapirono. Vieni, vieni!

Egli fuggì a grandi salti e colla medesima facilità come se portasse un leggero fardello, tanta era la forza che infondevagli l’amore e la gioia d’aver ritrovata colei che egli credeva per sempre perduta.

Attraversò sempre correndo l’ultimo tratto della foresta e giunse nella pianura d’Hossanieh proprio

La Favorita del Mahdi. 9