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che le passassero vicini. Non corse molto tempo che udì i loro passi e Hassarn che diceva al compagno:
— Sei proprio sicuro che furono dei beduini a rapirlo?
— Sì, capitano, rispose Omar. Mussa che era in sentinella vicino gli ultimi tugul d’Hossanieh, li vide saltar fuori da una macchia e gettarsi su di lui come tanti leoni. Il mio povero padrone fu oppresso dal numero.
— E ti dissero che?....
— Che presero la via che conduce a Sceh-el-Mactud.
— A me parve che fuggissero verso le foreste del Bahr-el-Abiad.
— Mussa sostiene il contrario. Tirava vento e la notte era troppo oscura per vederci bene; è probabile quindi che vi siate ingannato.
— Povera Fathma! esclamò Hassarn, sospirando.
— È agitata?
— Ho paura che abbia a diventare pazza, Omar. Chi mai lo fece rapire? A quale scopo? Se fosse vivo Notis, ma è morto da un bel pezzo. Orsù, cerchiamo verso Sceh-el-Mactud, Chi sa?...
Essi s’allontanarono senza aggiungere parola, dirigendosi verso il sud a passi più rapidi. Elenka appena li perdette di vista saltò fuori e si diresse di corsa verso i mahari.
— Fathma è sola, mormorò ella. Ci troveremo l’una di fronte all’altra!
Saltò in sella, e lanciò il mahari alla carriera sempre seguita dai due dongolesi. Dopo dieci minuti giungevano dinanzi al villaggio arrestandosi presso un gruppo di arabi occupati a dissetare le loro vacche dal pelo tigrato.
— Voi rimarrete qui, disse Elenka ai dongolesi. Quando mi vedrete uscire da quella casupola che vedete laggiù, mi seguirete alla lontana, e non perderete di vista la donna che avrò meco. Al primo fischio che io emetto vi getterete su di lei e la ridur-