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il fratello, l’unico uomo che mi proteggesse, l’unico che mi rimaneva al mondo della mia famiglia, vuoi per di più far impazzir me, vuoi far morire anche me! Ah! Abd-el-Kerim sei un miserabile!
— Taci... taci Elenka, balbettò l’arabo con voce arrangolata.
— Dimmi che tu mi ami ancora, dimmi che tu tornerai ad essere mio e io ti perdonerò l’assassinio di mio fratello. Sono sola Abd-el-Kerim, sola al mondo... m’affido a te e ti giuro che ti amerò fino alla morte.
— Non lo posso... non lo posso... ho tutto infranto... ho scavato un abisso impossibile a varcarsi. Lasciami così, fammi morire se vuoi, vendicati della morte di tuo fratello che pur uccisi in leale combattimento, ma vattene, vattene...
L’arabo si nascose il volto fra le mani, barcollò, si sedette su di una pietra poi si alzò e si mise a passeggiare pel sotterraneo. Frequenti sospiri uscivano dalle sue labbra contratte, straziate e insanguinate dai denti.
— Abd-el-Kerim, continuò Elenka con voce affascinante. Non respingermi, non lasciarmi sola al mondo, non tradirmi. Che ti feci mai io per essere trattata così crudelmente? Forse che sono colpevole di averti troppo amata? Non è vero che tu mi ami ancora? Non è vero che il tuo cuore palpita ancora per me? Dimmi di sì, dimmelo Abd-el-Kerim, oh! dimmelo, fammi ancora una volta felice.
— No, impossibile, impossibile ti dico. Ti odio, lo capisci, che ti odio ora!...
— Sei proprio inesorabile?
— Inesorabile.
— Guarda, io, un dì tanto superba, sono ai tuoi piedi supplicante. Fa di me quello che vuoi, sarò tua schiava, e subirò i tuoi più strani capricci senza un lamento, senza un sospiro.
La faccia dell’arabo s’alterò visibilmente e girò il capo verso Elenka che tendevagli le mani supplicanti. Scosse il capo come un forsennato e s’allontanò vieppiù con un gesto d’orrore.