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giana del Castiglioni, che attrae, sia pure con le sue virtù, intorno a sè il maggior numero possibile di cavalieri. Ma l’una e l’altra rappresentano donne vive del secolo XVI e di tutti i tempi: quella umile, che allora come oggi, come sempre, alimenta nella famiglia santi affetti e compie lieta grandi sacrifici ignorati, questa desiderosa che i suoi meriti siano riconosciuti per essere da tutti riverita e amata.
A Bartolomeo Meduna, forse il più valente scrittore educativo del cinquecento, non poteva sfuggire l’importanza dell’educazione muliebre. Se non s’addentra in questo argomento lo tocca però nel suo pregevole libro «Lo Scolaro» con quella profondità e larghezza di vedute, che fanno di quest’opera una delle più importanti nella storia della pedagogia italiana. Egli cerca anzitutto di porre solide basi alle sue argomentazioni, e asserisce che la differenza che corre fra l’uomo e la donna è solo fisìologica non psicologica, e che quindi, essa come l’uomo può attendere a serii studii. E non intravide egli la legge dell’ereditarietà quando, dopo aver notato che di donne insigni ve ne furono in tutti i tempi, osserva che se esse non fossero state sempre tenute lontane dagli studii a quest’ora sarebbero «illustri di chiarissima dottrina» per il loro ingegno e la coltura che saprebbero acquistarsi?
È facile dunque capire perchè il Meduna le ammette volentieri alle scuole, e non si dilunghi a