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di Dio con la preghiera, e, fatta più alta, desidera venga istruita in tutto ciò che richiedono i suoi doveri. Impari gli elementi del leggere, dello scrivere, dell’economia domestica, della lingua patria, della grammatica, ed inoltre abbia conoscenza delle leggi principali del codice per sapersi trarre d’impaccio negli affari domestici, come assai più tardi consiglierà la nostra Colombini.
Tali sono per il Fénelon, come press’a poco per il Dolce, gli insegnamenti indispensabili da impartirsi a tutte le fanciulle, quindi veramente essi avrebbero assai limitata la loro istruzione. Tuttavia entrambi non ritengono la donna incapace di studii più elevati, ma pensano che a questi solo possono dedicarsi le giovinette ricche e coloro che hanno maggiore ingegno. Profondamente cristiano, sebbene amante dell’antichità classica greca, che maravigliosamente dipinse nel suo Télemaque, anche il Fénelon teme per la fanciulla la coltura pagana, ma le permette la lettura degli autori profani, la poesia e la storia antica, il disegno e perfino lo studio delle bellezze artistiche di Grecia e di Roma.
Sapientemente fa precedere e illustra questo piano di studii con osservazioni psicologiche sulla natura della fanciulla, ch’egli poteva ben fare perchè, mentre componeva il «Trattato», era Direttore dell’Istituto delle Nuove Cattoliche. A lui buono s’apriva interamente l’anima peritosa della fanciulla, di cui egli conobbe tutti i pregi e i difetti. Que-