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lo vince senza snervarlo. La vera madre sa anche essere severa più di molti padri dei quali il Sadoleto pare abbia così piena fiducia. Ella conosce la giusta misura del castigo, e, sapendo comandare al suo cuore, ha pure la costanza educatrice nel mantenerlo.

Il padre dopo una sfuriata finisce quasi sempre col dire: «Ma è piccolo, bisogna compatirlo» prende il cappello a se ne va, e quando ritorna non se ne ricorda più. Eppoi come meglio dell’uomo la donna conosce il suo bambino: quale occhio più acuto ha per leggere nell’anima sua, per comprenderlo quando ancora non parla e pensa appena, per indovinarne le passioni, che ancora non lo tormentano! Come più di lui è forte nel sacrificarsi giorno e notte a’ suoi figliuoli sempre sorridendo! È per questo che natura le ha concesso il privilegio di essere la prima e la più potente educatrice de’ suoi figli, e sarebbe addirittura crudele il negarglielo. È per la stessa ragione che non si potrà mai sostituire intieramente all’educazione privata quella pubblica: cosi l’utopia di Platone, Campanella, Fichte, risorta nella mente di alcuni fanatici della grande rivoluzione (che cosa non si è sognato e farneticato in quei giorni!) cade d’un tratto.

Nel cinquecento, dopo Baldassare Castiglioni, parlò della donna, con iscopo direttamente pedagogico, l’eruditissimo veneziano Ludovico Dolce nel pregiato dialogo: «Sull’educazione della donna secondo li tre stati che cadono nella vita umana».