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tata da sani studi. E questo difettoso ideale di educazione femminile di S. Girolamo, comune a tutti i Padri della Chiesa, venne accarezzato per secoli e secoli anche da coloro i quali intuirono la necessità d’una compiuta educazione maschile.
Le scuole Episcopali e quelle dei Comuni, che hanno almeno una buona intenzione riguardo ai fanciulli, non si curano della donna, se non talvolta per insegnarle, ma solo la domenica, un po’ di Catechismo; nè le Università, istituzioni fortunate in cui si prepareranno a poco a poco coi liberi studi i tempi nuovi, non furono certo per la donna.
Nel duecento e nel trecento, secoli di lotte, di rancori, di odii, la donna sorge come «un fiore fra tanto ferro», e se la sua parola è tenuta in alto conto tanto da valere di garanzia nei contratti di matrimonio, se mille sono anche allora le buone madri operose, più di frequente essa ispira l’artista, o con un suo sorriso rende beato il cavaliere che ieri ruggiva come un leone tra i nemici ed oggi a lei s’inchina cantandone le bellezze, sospirandone un bacio, o spaventata dall’armi e con un bel sogno spento in cuore si rifugia, come colomba spaurita, nei conventi a pregare per sè e per gli altri peccatori.
Un alito vivificatore passa per l’Italia nel quattrocento, e al gran nome di Grecia e di Roma si ispira ogni opera del Rinascimento. Gli umanisti, fra i gravi lavori di letteratura, trovano il tempo di pensare anche all’istruzione e all’educa-