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parerà a leggere e a scrivere divertendosi, come consigliava Quintiliano: e dall’esempio delle migliori sarà stimolata al bene.

Ma dopo questi ultimi saggi consigli, egli pensa che la fanciulla è un fiore troppo delicato a cui il mondo può togliere freschezza e profumo, e, non pago di raccomandarle la solitudine, suggerisce alla madre di rinchiuderla in un convento. «Paola sia educata in un chiostro, dove non conoscerà il secolo, dove vivrà come un angelo, avendo un corpo come se non l’avesse, e, per esprimere tutto in una parola, dove vi scioglierà dall’obbligo di custodirla..... ».

Quasicchè non fosse questo il dovere più sacrosanto d’una madre, il solo di cui non può e non deve assolutamente esimersi, se non danneggiando la famiglia e la società. Verranno pur troppo, specialmente nel triste seicento, i Gesuiti a persuadere le madri della loro incompetenza in fatto di educazione, a sollevarle dall’obbligo nobilissimo di pensare ai figli, a privarle anche di uno dei più forti mezzi di migliorarsi; perchè è vero che la necessità di educare i figli, di mostrarsi ad essi intelligente e buona, porta come conseguenza l’individuale perfezionamento della madre stessa.

Questa lettera di S. Girolamo mi pare inizi il Medio Evo nell’educazione muliebre con le macerazioni, i digiuni, il misticismo vano che esaurisce anima e corpo, la schiavitù della mente non alimen-