Pagina:La donna italiana descritta de scrittrici italiane, 1890.djvu/446


— 424 —


senza amore? Perchè no, se la scuola le terrà luogo di tutto? Perchè no, se, all'altissimo ufficio ella sarà stata scorta da una profonda, irresistibile vocazione?

Non fo della poesia, signore. La donna dev’essere maestra per vocazione e non per calcolo, dacché il magistero sia il più nobile, il più divino dei sacerdozi: e quando il sacerdote non reca all’altare un cuore mondo da ogni altro affetto terreno, si attira, presto tardi, la vendetta del Nume.

Intanto, è a tutte queste povere spostate, a queste anime irrequiete, a questi cuori agghiacciati dall’aridità del programma scolastico che noi dobbiamo le precoci cattiverie di tanti fanciulli e, più tardi, la nullità di tanti uomini. Oggi il cervello deve avere la preponderanza sul cuore, il calcolo deve imperare sulla fantasia, il ragionamento irto di formule, deve soffocare il sentimento, che è alato e misterioso, come tutte le facoltà della psiche immortale: oggi il finito vuol circoscrivere, burocratizzare (chiedo scusa ai miei buoni amici toscani) l’infinito: e dalle cattedre superbe l’uomo, in nome della scienza, ha cacciato Iddio! Ho accennato all’educazione del sentimento, la quale secondo me, dovrebbe andare avanti a tutto; dacché la patria, più che di uomini letterati (ce ne son tanti! ) abbia bisogno di galantuomini e d’uomini di cuore. Ma quando e come la maestra può imprenderla, legata, impacciata com’è da quella barbara forca caudina che è il programma scolastico? Dalle 9 alle 10 calligrafia e revisione delle lezioni di casa: dalle 10 alle 11 dettatura o copia; dal tocco alle due un po’ di geografia, calcolo orale, o che so io! E mai, mai un’ora dedicata alla narrazione di qualche bel racconto o alla lettura di un fatto glorioso, che infiammi il ragazzo di santissimo ardore per tutto quanto è nobile e grande!

Il Cuore del De Amicis è giunto mi dicono, o almeno lo dicono i Fratelli Treves, alla sua centesima edizione: ma non è entrato nelle scuole. Troppo snervante! giudicano gli uomini se tutti d’un pezzo, che non hanno mai pianto, né lottato, né combattuto; che nulla sanno è nulla — beati loro — vogliono saper delle miserie della vita. Poco pratico! sentenzianp gì’ insegnanti di mestiere, che a quelle pagine sublimi preferiscono qualunque trattatello sul modo d’ingrassare i terreni e di fabbricare il vino senz’ava.