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meco crudele: più io l'amo; e non so che fare per non sentire guest’amore; l'ho chiesto tante volte a Dio, nel più fervido slancio della preghiera, l'ho chiesto all’amicizia che è pure una si santa cosa, l’ho chiesto all’amore dei miei figli, che è l’essenza della santità istessa, l’ho chiesto al mondo, che è il nucleo di tutte le passioni, di tutti i vizii, di tutti i dolori, e nessuno mi usa misericordia, nulla mi colma la mancanza di quell’affetto; io voglio lui sempre lui, solo lui! — Ed io la guardavo come trasognata, incredula quasi, ed ella indovinando la mia maraviglia e forse anche l’incredulità mia, mi si getta fra le braccia singhiozzando pazzamente: — Non mi condannare, non mi condannare, ella diceva, comprendimi almeno tu; quell’uomo è stato il mio primo amore, in quell’uomo ho compendiata tutta la mia vita, quell'uomo io l'adoro! — Ma ella per lui, è responsabile di tutto; ella fa tutto male, ella non è buona a nulla; eppure ella l'ama sempre teneramente; prova voluttà a sacrargli ogni suo pensiero e tutta la sua intelligente attività; dimentica e perdona ogni irruenza, ogni indelicatezza, anche quando la vede scientemente usata. Io la chiamo una eroina, una martire, ed ella invece si ripara sotto il culto del suo primo ed unico amore. Io l’ammiro e qualche volta non la comprendo abbastanza, ma mi preme il core quel suo silenzio pieno di pensiero, quel suo sospiro profondamente malinconico, che accenna ad anemia d’amore, quelle continue lagrime, che il dolore versa sulle rovine dell’anima.
La Matilde Serao, la faconda scrittrice de’ nostri giorni, nel suo nuovo romanzo «Addio Amore» ci descrive uno di questi tipi di donna, di queste disgraziate che fan ridere mentre esse piangono, che fan miscredere al loro amore, esse che vi credono così follemente.
Certo che per quanto la fantasia della Serao sia splendidissima e feconda, non avrebbe potuto descrivere e sminuzzare, così maestrevolmente, gl’intimi sentimenti, i martini più segreti della sua protagonista; non avrebbe potuto spiegare le più recondite pieghe di quel cuore, dirne le sfumature, analizzare i profili più invisibill di quella passionale creatura, se tutto questo non l’avesse visto, riscontrato in qualche tipo reale.
Questi tipi, che quasi compromettono il sesso, che alimentano l'innato orgoglio virile, che calpestano il buon senso, l’amor proprio, la dignità della donna, questi esseri esistono; ma ci dimostrano sempre più di che è capace il cuore della donna che ama.