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mese di segreto affanno, non conosciuto dal mondo, perchè tutto suo, le capita un altro uomo che, senza prima comprenderla abbastanza, le sorride lusinghevolmente e le ripromette felicità. Ella, assetata d’affetto, sete insaziabile della sua natura e fondamento d’ogni suo dolore, accetta il nuovo palpito, lo caldeggia, vi si attacca novamente, sospirosa d’appoggio, desiosa d’amore; ma non è più il primo affetto; ella non sa amare più come la prima volta, e, senz’accorgersene, risente sempre del disinganno provato; eppure quel certo abbandono spontaneo d’una volta, e che non fu bene accolto dall’uomo che la ingannò, è giusto che si pretenda dal nuovo venuto. Si, ma la fanciulla non lo sa più dare; esso è fuggito co’ primi sospiri della vergine, si è disperso per l'aere sterminato, come raro profumo di violette, e nessuno più, neppure ella stessa, lo sa richiamare. Pure ella ama, ama tanto, e l’uomo che è venuto secondo nel suo cuore, cerca qualche cosa che non trova, ed essendo nella natura dell’uomo di raffreddarsi subito, direi quasi di disilludersi facilmente, finisce egli o col cercare, come fa la farfalla, un altro fiore rugiadoso, o col fermarsi sul primo, così tanto per fare, e, per una certa convenienza, si rassegna a far sua quella creatura che non è del tutto il suo ideale. Eppoi la casa ha bisogno d’una donna; egli ama molto d’aver figliuoli, gli può far comodo subito quel pò di dote che porta con sé la fanciulla, e per tutto questo accetta la ben lieve cosa (proprio lieve!) di sposarla subito. Ella intanto, lusingata dai primi mesi d’amore, riscaldati più dalla passione che dalla stima profonda, da parte dell’uomo, si ritempra, si rinnova, ritorna quella d’una volta con tutte le sue illusioni, con tutto il foco del sentimento e vive per lui, non vede che lui e dimentica in tutto la nuvola che le annebbiò il passato.
S’è provato che l’uomo ama molto più prima del matrimonio che dopo, mentre la donna ama molto più dopo che prima; quindi una ragione maggiore perchè la fanciulla, resa moglie, si crei di nuovo la felicità più lusinghiera ed ami sempre, com’è sua natura d’amare.
L’uomo intanto, che non l’ha sposata, se non per quelle convenienze, per quel certo calcolo che abbiamo detto, comincia, dopo i primi mesi, a stancarsi di lei, e qui le indifferenze in luogo delle cure, il ghigno invece del sorriso, gli sbuffi impetuosi invece dei baci, l’abbandono invece della passione, e, gradatamente, l’odio in luogo dell’amore. E per tutto questo un nuovo disinganno distrugge il monumento imperituro di quell’anima di donna. Ella vede crol-