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L’uomo, soltanto l'uomo, ne possederebbe il segreto. E quantunque nei grandi argomenti degli affetti, la parola non sia quasi mai fedele rivelatrice del pensiero, e specialmente quando è figlia d’un ingegno limitatissimo come il mio, pure, o signori, incoraggiata dalla benevolenza vostra, mi provo a dimostrarvi in quale cerchia si svolga questo, direi quasi misterioso segreto, che è pur tanto prezioso ed apportatore di bene. A me pare ch’esso si aggiri solo in un duplice e soave incarico, affidato agli uomini come reliquia divina! — Comprendere l'amore della donna ed amarla sempre! — Semplicissima cosa, cosa da nulla! Oh, se così fosse!

L'amore, o signori, è vita della nostra vita, e tutti lo sappiamo, tutti l’abbiamo provato. Eppure con quanto cinismo ce lo vediamo talvolta lentamente sfumare e poi fuggire per sempre! Ma se prima di farcelo scappare dal cuore come un reprobo, come un’inutile cosa, quest’anelito sublime, si riflettesse alle conseguenze di quel vuoto supremo, a quell’adito fatale aperto da noi stessi ad ogni scoramento, ad ogni discordia, a tutte le amarezze umane, oh come ci si penserebbe sette volte sette prima di dare il bando a questa divinità possente, che domina tutti gli esseri e che ha in sua balia tutto il bene e tutto il male della vita! Ma questo bando insensato non si darebbe mai, se l’uomo alzando nel suo cuore un altare alla donna, non ne cambiasse spesso l'immagine, adorando oggi quella che ieri non conosceva, e disprezzando domani quella che aveva già conosciuta! La donna è debole e sembra spesso volubile; ma se scrupolosamente e con lealtà di indagine, senza preconcetti, senza rivincite ingenerose, si cercasse la causa remota, la ragione, il segreto riposto d’ogni cuore femminile, si troverebbe sempre, credetelo a me, o signori, che la debolezza e l’infedeltà dipendono solo da una certa trascuratezza, da una delusione, da un tradimento, da un disinganno da parte dell’uomo. Comprenda l’uomo, di grazia, ed indaghi i sottili, delicati bisogni del cuore d’una donna e la riavrà forte nella sua debolezza, costante, sino a morirne, nella sua creduta volubilità. In ragione della potenza dell’affetto stanno la leggerezza e il traviamento. E qui non parlo delle donne tipo, delle martiri della virtù e del dovere, sublimi nella vedovanza del cuore come lo furono nel più dolce connubio delle anime. Queste donne privilegiate più che comuni, sono rare, e noi miriamo alla moltitudine, alla schiera di quelle che si sollevano amando ed amando precipitano nella colpa. Se l’uomo sapesse quale rovina è per la vita morale della donna un semplice abbandono.