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Così nel Convito, come nel Poema Sacro, la sapienza è per Dante una bellissima donna; e pur così ella è personificata nel Libro Scritturale di quel nome. Il cuore porge a Dante di questa donna un’immagine ch’è Beatrice sua, amata d’amore innocente, negli anni più innocenti, amore senza rimorsi, e che lo rimorde d’amori men puri; amore tutto di spirito, nè contaminabile omai, perch’essa è con Dio. Perciò con quella spontaneità che nel pensiero di Dante le speculazioni prendono forma di persone vive, queste gli ragionano d’alta dottrina; nè i ragionamenti vi si fanno da sè soli come nella Poesia Insegnativa comune; ma formano parte del dramma, ch’empie, non che la fantasia, tutte le facoltà, tutto l’animo del Poeta. Ecco il perchè non può gustare Dante appieno chi non abbracci nel pensiero la vita, l’arte, la scienza di quei tempi; viva unità, che si ripete nel Fiorentino.
Con verità pertanto, e secondo la Storia, ho detto da principio che le due Gentildonne si fondarono, e con loro il De Gubernatis, sulla verità e sulla storia. Così ho risposto al dubbio se Beatrice fosse allegorìa soltanto. E alla domanda, che cosa mai ella fece da meritare una sì solenne commemorazione, do la risposta di Dante che la confessa, in ogni opera, ispiratrice sua. Qual più alta benemerenza che potersi chiamare la musa celeste del Poema Sacro? E dove si dice dai dubitatori: chi avrebbe mai saputo di lei se Dante non l’avesse nominata ed esaltata?, rispondo: in ciò stare la lode di Beatrice, che Dante la nominava ed esaltava per modo, da immedesimarne il nome col suo e colla propria gloria.
Il concetto della Pozzoli e della Ferrari si compisce in quello del Professore De Gubernatis. Le Gentildonne vollero festeggiare Beatrice collocandone il busto nella casa di Dante, scolpito dal Sodini con forme sì gentili e pure, che sembra non altrimenti le avesse proprio la Donna.