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camente, dacchè non v’ha cittadino che per i fatti suoi non sia esposto a simili eventualità, maschio o femmina che sia. È così elastico questo problema che non si saprebbe posarne lucidamente gli estremi.

Ciò che avremmo voluto dal signor ministro si è che, in luogo di escludere la donna da un pubblico ufficio per escluderla, ci avesse addimostrato e provato sopra documenti, che cosa v’è d’incompatibile fra la donna ed un pubblico ufficio. Quando la società impiega le braccia della donna nelle fatiche e nelle industrie se ben gli torna, senza sollecitarsi che il suo muscolo non sia di prima forza, non vedo ragione per cui non possa impiegar la sua testa, che non è tanto scarica quanto si pretende.

Volgi e rivolgi questo sillogismo, non potrà il signor ministro venirne, in ultima tappa, che a questa conclusione, che l’uso non l’ha ancor ricevuto; ed allora gli farò risponder da Viennet:

L’usage est un vieux sot qui gouverne le monde.

1Il secondo titolo d’esclusione sono le cure domestiche — È decisamente una disgrazia del virile criterio di non saper togliersi dal vago, dall’incerto, dal nebuloso, dall’astratto, per cercare le norme del proceder civile nel vero, nel deter-

  1. Relazione del ministro. «D’altronde le domestiche cure che appartengono più specialmente alla donna, la riservatezza naturale che ne concentra tutta l’operosità a beneficio della famiglia, debbono essere dal legislatore grandemente rispettate.